Venti cinque anni dopo l’uscita del film di Steven Spielberg “Schindler’s List” il mondo è un posto peggiore e la nostra memoria collettiva molto più offuscata. Negli ultimi anni è in corso un attacco in senso autoritario verso le nostre democrazie. I rigurgiti razzisti e nazionalisti sono soltanto la punta dell’iceberg di un disegno politico sovranazionale, che vede nelle schedature etniche, nell’erezione di muri fisici, nelle allusioni più o meno velate all’inutilità delle assemblee elettive, nel costante attacco ai diritti civili e alle libertà acquisite, nella messa in discussione delle conquiste ottenute dalle donne, una strategia globale finalizzata al rovesciamento dello stato democratico e liberale. Molti autorevoli intellettuali tendono a banalizzare le posizioni politiche dei leader della destra europea e mondiale, mentre al contrario andrebbero prese molto sul serio.
In questo senso è davvero singolare che sia ancora una volta Papa Francesco a rilanciare in beata solitudine il tema dell’accoglienza e dell’integrazione delle “persone che bussano alle nostre porte“, sostenendo apertamente il patto globale sulle migrazioni promosso dall’Onu e che l’Italia di Matteo Salvini e Luigi Di Maio non ha sottoscritto. Non è la prima volta che Bergoglio si esprime esplicitamente sul dovere dell’accoglienza e della solidarietà, in aperto contrasto con le scelte politiche di numerosi attuali governi europei, dal blocco di Visegrad all’Italia. Quello che stupisce, al contrario, è la timidezza su questo tema da parte di molti leader nazionali del Partito Democratico. Il tema dei migranti è certamente un terreno scivoloso, conquista delle narrazioni populiste della destra leghista. Tuttavia nemmeno le politiche dell’ex ministro dell’Interno Marco Minniti, grazie alle quali sono enormemente diminuiti gli sbarchi provenienti soprattutto dalla Libia, hanno consentito ai democratici di recuperare consenso. La ragione è lapalissiana. La destra difende il paradigma dello Stato nazionale costituito prevalentemente da una comune e omogenea entità culturale o etnica, dotato di un apparato fortemente controllato, in grado di stampare moneta propria e di difendere con le armi, ove necessario, i propri confini. In sostanza la destra rivuole lo Stato nazionale del novecento, l’humus ideale nel quale proliferarono i germi del fascismo e del nazismo.
Al contrario la sinistra europea dovrebbe difendere senza se e senza ma i risultati ottenuti con l’Unione Europea. Una legislazione sovranazionale valida per tutti gli stati membri, un sistema economico in grado di assorbire le gravi crisi finanziarie che abbiamo attraversato, la forza di una moneta unica indispensabile per competere sui mercati con dollaro e yen, la possibilità di avere tassi d’interesse stabili per sostenere i propri mutui ed, infine, una lunga pace. Voglio ripeterlo, una lunga pace dopo decenni di guerre mondiali, milioni di morti, gli orrori dei campi di sterminio e le brutalità delle dittature. La nostra generazione vive molte difficoltà nell’immaginare il proprio futuro, eppure è stata indiscutibilmente fortunata. Per questo le spetta l’obbligo etico e morale di difendere i valori che sono alla base dell’Unione Europea. Potremo discutere fino alla nausea dei decimali delle manovre finanziarie (2,4 o 2,04%), ma non dichiararci guerra per il mancato pagamento delle cambiali fra gli Stati, proprio perchè l’Europa unita ci garantisce di vivere come fratelli e sorelle a Roma come a Parigi, a Madrid come a Berlino.
Siamo vissuti in questo lusso socio politico per troppo tempo e stiamo rischiando di abituarci all’idea che leader più o meni scellerati non possano mettere davvero in discussione lo stato delle cose. Purtroppo non è così. Quello che abbiamo oggi, potrebbe finire domani. Chi avrebbe mai creduto, prima dell’11 settembre del 2001, che avremmo potuto temere di prendere un aereo? Chi avrebbe mai pensato di poter rischiare la propria vita, semplicemente partecipando ad un concerto o girando per le strade della movida o nei mercatini di Natale? La realtà è che distruggere il fragile sistema democratico è più semplice di quanto si immagini. Esiste un network mondiale che lavora ogni giorno per innestare nelle nostre coscienze una semplice idea malsana. Ovvero che l’origine dei nostri problemi sia sempre responsabilità di qualcun altro. Un giorno i migranti. Quello dopo l’Europa. Magari la settimana seguente ancora una volta gli ebrei, per arrivare infine al nostro vicino di casa. E’ già successo e può succedere ancora, anche a causa della celerità con cui la politica di oggi è in grado di portare al potere movimenti che nascono da un giorno all’altro, come il M5S in Italia o magari nel prossimo futuro i gilet gialli in Francia.
Per battere questa deriva abbiamo bisogno di più politica. Bisogna avere il coraggio di affrontare i problemi concreti e di proporre delle soluzioni. Come hanno fatto in questi anni tanti cittadini come Maria Teresa Maccarrone, in prima linea per ottenere la chiusura del Tmb Ama del Salario. Non saremo più in grado di sapere se la politica sarebbe mai riuscita davvero a chiudere l’impianto. Per ottenere il risultato c’è voluto un vasto incendio. La magistratura ci dirà se doloso o meno. Tuttavia se c’è una cosa che può regalarti soltanto la politica è la felicità per il risultato ottenuto da un’altra persona di cui hai stima e fiducia. Quando poi quella persona è un’amica con cui hai condiviso mille battaglie, quel sentimento si trasforma in gioia.
Ho conosciuto Maria Teresa Maccarrone nel 2011. Per otto lunghi anni siamo stati fianco a fianco contro questo mostro che era il Tmb Salario. In questo ultimo periodo, grazie alla nuova amministrazione di Giovanni Caudo, Maria Teresa ha potuto continuare a fare quello che fa da quando la conosco, ovvero combattere per la nostra salute. È un grande onore averlo potuto fare insieme. Quando il Tmb è andato in fumo abbiamo avuto tutti paura per la possibile catastrofe ambientale che poteva derivarne. Poi sono arrivate le rassicurazioni dell’Arpa e delle Istituzioni. Allora ci siamo messi a lavoro per trovare soluzioni all’emergenza per la raccolta dei rifiuti.
La Sindaca Virginia Raggi ha già ribadito a “Piazza Pulita” che l’impianto non tornerà più in funzione. Alcuni hanno scritto che non si poteva essere felici per quanto accaduto. Che dire quindi. Sinceramente mi piace pensare che ogni tanto le preghiere vengano esaudite e i sogni possano realizzarsi. Insomma che ogni tanto vincano i buoni. E se questo succede a causa di un autogol, magari provocato dal pressing della squadra che attacca, per una volta è giusto prendersi il risultato così. Sono felice per tutti quelli che hanno combattutto in questi lunghi anni questa battaglia, aiutando il Pd a stare sempre dalla parte giusta. Il Tmb chiuderà perchè funzionava male, come abbiamo sempre denunciato. L’incendio ne è stata solo la dimostrazione più clamorosa e lampante che avremmo mai potuto avere.
Le politiche della destra si battono mettendo al centro le esigenze dei più deboli. Come sta facendo la delegata alle politiche sociali del Pd Roma Carla Fermariello. Sabato mattina nella sede nazionale del Nazareno si è riunito il tavolo sulla salute mentale del Partito Democratico di Roma. La situazione del mondo dell’utenza psichiatrica è molto difficile ed ha assoluto bisogno di risposte rapide e concrete da parte della Regione Lazio, in particolare sulla questione della rimodulazione delle situazioni di esenzione sulla compartecipazione alla spesa delle SRSR. Il tavolo ha elaborato un documento importante (clicca qui), che ci auguriamo possa aiutare il lavoro dei consiglieri regionali nell’imminente sessione di bilancio.
Sabato è stata anche la giornata dell’adunata della prima assemblea regionale del Partito Democratico, che ha confermato l’elezione a segretario di Bruno Astorre, eletto Presidente dell’assemblea Andrea Alemanni e nominato vice segretari Enzo Foschi e Cristina Maltese. A tutti un grande augurio di buon lavoro per i tanti impegni che ci attendono. Sabato pomeriggio ho infine partecipato alla bella festa di Natale della Rete d’imprese “Via Orvieto e dintori“, dove davvero si è respirata un’aria di comunità straordinaria. “Via Orvieto e dintorni” è una delle 161 Reti d’imprese finanziate dalla Regione Lazio con il progetto “Le strade del commercio del Lazio“. Oltre a manifestazioni partecipate come quella di ieri, il progetto prevede la riqualificazione dell’area del mercato e del quartiere, grazie a spazi di incontro e aggregazione per i cittadini, che saranno connesse in wi-fi. Nonostante la giornata fosse freddissima, chi c’è stato è certamente riuscito a scaldare il proprio spirito, contagiato da una straripante energia positiva.