È stato dissequestrato il circolo Aquaniene, una delle strutture coinvolte nell’inchiesta su presunti abusivismi edilizi compiuti in vista dei passati mondiali di nuoto. Lo ha stabilito il gip Donatella Pavone che, accogliendo un’istanza del difensore dell’imprenditore Giovanni Malagò, l’avvocato Carlo Longari, ha disposto «la restituzione all’avente diritto» della struttura sportiva. Nell’ambito di questa vicenda inizierà nell’aprile prossimo il processo nei confronti di 33 persone, dopo che la procura ne ha disposto la citazione diretta a giudizio.
Secondo il gip «il reato ipotizzato nel decreto di sequestro preventivo emesso il 31 luglio scorso è quello di realizzazione di un manufatto (impianto sportivo) in mancanza del permesso di costruire – si legge nel decreto – questo giudice, ha infatti ritenuto per i motivi già espressi nel provvedimento ablatorio, che non possa costituire valido titolo per l’edificazione il provvedimento emesso dal commissario giudiziale». Il giudice poi in un passaggio parla della delibera adottata dall’amministrazione capitolina il 22 settembre scorso: «Ritiene questo giudice che detta delibera non costituisca fatto nuovo modificativo del quadro indiziario poiché la valutazione del manufatto come opera pubblica effettuata dal Comune non indice sull’interpretazione già espressa». Per quanto riguarda invece il certificato di agibilità rilasciato il 6 ottobre dal Campidoglio, il gip ritiene «che il rilascio del certificato di agibilità e la relazione della sostenibilità urbanistica dell’intervento redatta dagli uffici comunali competenti incida sulla valutazione delle esigenze cautelari sottese al provvedimento di sequestro». Di qui la decisione di dissequestrare la struttura sportiva.
“Nella motivazione, il gip scrive che la recente delibera del Comune di Roma, che riconosce come pubblica la struttura natatoria, non costituisce valido titolo per l’edificazione, considerato che l’ipotesi di reato è che il manufatto sia stato realizzato in mancanza del permesso di costruire” spiega Riccardo Corbucci, vicepresidente del consiglio del IV municipio. “Il rilascio del certificato di agibilità e la relazione sulla sostenibilità urbanistica dell’intervento redatta dagli Uffici comunali competenti, invece, incide sulla valutazione delle esigenze cautelari sottese al provvedimento di sequestro. Nella relazione, infatti, si afferma che gli standard urbanistici, con riferimento alle attrezzature pubbliche, nel Municipio II sono pari a 34,6 mq/ab e che quindi lo «standard obiettivo fissato dal Nuovo Piano di 22,00 mq/ab appare largamente superato». Da qui la revoca del decreto di sequestro preventivo”.
“Temiamo che con una semplice relazione sulla sostenibilità urbanistica degli interventi, il Comune di Roma possa con un colpo di spugna sanare tutti gli abusi commessi per i mondiali di nuoto. Anche quelli ben più gravi del Salaria Sport Village a Settebagni. Per questa ragione proseguiremo con il nostro ricorso al Tar nei confronti degli atti sanatoria di Alemanno” conclude Corbucci.