La giornata di oggi ci consegna qualche solida certezza ed una domanda cruciale. Partendo dalle prime si è confermata l’indole di molti degli uomini del Popolo delle Libertà, che in questi anni hanno sostenuto Silvio Berlusconi soltanto per vedersi garantita una poltrona ed uno spicchio di potere. Oggi che il Cavaliere non è più in grado di garantire nemmeno la sua di posizione, una parte dei suoi l’abbandona per continuare a garantirsi una postazione di potere. Fin qui, almeno per me, nessuno stupore, anzi una certezza assoluta. La vera notizia, invece, sta nell’assunzione di responsabilità politica del Partito Democratico di Enrico Letta, nel garantire a quei transfughi un’ennesima posizione di rendita, dalla quale costruire un nuovo soggetto politico alternativo alla neonata Forza Italia. Questa è un’operazione rischiosa e assai discutibile, almeno per chi quotidianamente da anni si batte contro il populismo Berlusconiano, che difficilmente non lascerà strascichi nell’elettorato democratico e del centrosinistra.
Nonostante il tam tam mediatico scriva per l’ennesima volta l’elogio funebre del Cavaliere e mostri la sconfitta delle linea politica di Berlusconi rispetto ai dissidenti, non può sfuggire la realtà dei fatti. Se i cosiddetti dissidenti non formeranno un gruppo autonomo rispetto al Pdl e Forza Italia, le divisioni sono destinate a rientrare in un seppur disdicevole dibattito interno. La maggioranza politica di cui parla Enrico Letta può esistere solo in presenza di un altro gruppo politico, diverso dal Pdl e Forza Italia, capace di spostare la linea politica del governo dai diktat di Berlusconi alle reali esigenze del paese. In caso contrario la farsa a cui abbiamo assistito oggi e che è stata motivo di derisione in tutto il mondo, sarà servita semplicemente ad una resa dei conti interna al centrodestra, che in passato e questa si è davvero una certezza, ha sempre portato alla scomparsa politica degli avversari di Berlusconi.
La terza certezza è la totale subalternità delle altre forze politiche rispetto alle strategie di Berlusconi, anche quando queste sembrano insensate e prive di sostanza. Movimento Cinque Stelle, Sinistra Ecologia e Liberta, Lega Nord e Fratelli d’Italia non si sono discostate dalle loro posizioni politiche, fornendo al Pdl fino all’ultimo secondo una comoda via di fuga al voto di fiducia. Il Partito Democratico, poi, si è dimostrato immobile rispetto alle scelte di Berlusconi. È sembrato più preoccupato dei destini politici di Enrico Letta, rispetto a quelli del Paese che deve rappresentare. Davanti alla possibile retromarcia del Cavaliere nessuno ha rifiutato i voti di chi fino a qualche minuto prima aveva definito “Presidente del Consiglio e del Repubblica degli irresponsabili”. La sensazione è che per tenere attaccata la spina del governo si sarebbero accettati anche i voti del diavolo, in un’insana certezza secondo la quale i cittadini sarebbero propensi a barattare i propri valori con il nuovo “ideale” della governabilità ad ogni costo. Si abbia contezza del fatto che anche oggi che il Partito Democratico ha vinto una battaglia parlamentare molto importante, si è al contempo allontanato ancor di più dalla vittoria nel Paese.
Infine la domanda cruciale. Serve all’Italia il governo di Enrico Letta, sostenuto da una larga parte del Parlamento, ma sconfessato ogni giorno ed appesantito nella propria azione dalle vicende personali di un leader ingombrante come Berlusconi? Sinceramente credo di no. C’è la necessità di riforme non più rimandabili che entrino nel merito della redistribuzione dei carichi fiscali e della ricchezza. Consapevoli della certezza che non partiamo tutti dalle stesse condizioni socio economiche, c’è la necessità che lo Stato torni ad avere il compito di riequilibrare le disuguaglianze sociali, dare risposte alla disoccupazione dilagante e alla perdita del potere di acquisto dei nostri stipendi. L’attuale governo in carica non ha la necessaria lucidità ed autorevolezza politica nel Paese per portare a termine queste grandi sfide del nostro tempo. Questo è un governo di transizione, che assomiglia ogni giorno di più al relitto della Concordia. Enrico Letta si occupi velocemente della legge di stabilità, porti urgentemente in aula una legge elettorale degna di questo nome e metta in cantiere fin da ora libere elezioni per ridare la parola ai cittadini.