Se vi preme la salute dei nostri bambini leggete fino in fondo e fate girare. Il 13 dicembre 2011 il Consiglio dell’Unione Europea ha adottato la Direttiva 2011/93/UE, che persegue l’obiettivo di arginare gli odiosi fenomeni di abuso e sfruttamento sessuale dei minori. Scopo della citata Direttiva è, infatti, quello di ravvicinare ulteriormente le legislazioni penali degli Strati membri in materia di abuso e sfruttamento sessuale dei minori, pornografia minorile e adescamento di minori per scopi sessuali, stabilendo norme minime relative alla definizione dei suddetti reati e delle relative sanzioni, nonché quello di introdurre disposizioni intese a rafforzare la prevenzione di tali reati e la protezione delle vittime minorenni. L’Italia in quanto stato membro aveva il dovere di recepire la direttiva comunitaria entro due anni. Il 6 aprile 2014, quindi, entrerà in vigore il Decreto Legislativo n. 39/2014, che in attuazione della direttiva comunitaria già citata, impone la presentazione, al soggetto presso cui si presta servizio, del certificato penale del casellario giudiziale per tutti coloro che sono a contatto in modo diretto e regolare con i minori. Una norma di grande civiltà che nel nostro Paese si sarebbe dovuta salutare con grande entusiasmo, soprattutto visti i gravi casi di cronaca nera che hanno riempito le pagine dei nostri quotidiani.
Cosa è successo invece? Come al solito nel nostro Paese, periferia dell’Europa dei diritti, si è scatenata una polemica sul costo di questa legge a carico dei soggetti privati. Praticamente la norma prescrive la presentazione del casellario giudiziale (costo 20 euro) per tutte quelle persone che svolgano attivita’ professionali o attivita’ volontarie organizzate, che comportino contatti diretti e regolari con bambini, al fine di verificare l’esistenza di condanne dei reati contro i minori. Sul tema, quindi, si sarebbe dovuto sollevare un dibattito pubblico con i genitori su quanto questa norma avrebbe potuto mettere al primo posto, anche in Italia, la difesa dei diritti dei minori. Al contrario il Ministero della Giustizia, schiacciato negli ultimi giorni dalle pressioni di gruppi di potere più o meno potenti, ha ceduto miseramente sulle ragioni profonde della normativa, arrivando persino a sconfessare l’interpretazione letterale della legge appena approvata e dicendo che i tantissimi volontari che operano a titolo gratuito presso parrocchie, onlus o associazioni sportive, e dunque non sono titolari di un vero e proprio contratto di lavoro, non sono tenuti all’accertamento previsto dal decreto legislativo, che recepisce la direttiva europea per la “lotta contro l’abuso e lo sfruttamento sessuale dei minori e la pornografia minorile” (link articolo Repubblica).
In pratica, quindi, non ce ne fregherà assolutamente nulla di sapere se un collaboratore della parrocchia, un volontario di un’associazione o l’istruttore di pallavolo dei nostri figli, abbia avuto o meno precedenti per pedofilia o reati contro i minori. Quello che preme al Ministero è che tutte queste realtà non siano obbligate a pagare i 20 euro a certificato per ogni loro collaboratore. C’è da aggiungere come la normativa sia stata fatta davvero male. Attualmente il certificato del casellario giudiziario, infatti, può essere richiesto soltanto dal titolare, ovvero da una pubblica amministrazione o dall’autorità giudiziaria penale. Qualsiasi soggetto privato, quindi, non potrebbe richiederlo per un proprio lavoratore o volontario che sia, salvo accettare una dichiarazione sostitutiva in auto certificazione da parte del soggetto. Ve lo immaginate un condannato per pedofilia, che vuole lavorare in una palestra, che autocertifica la sua condanna al primo colloquio di lavoro? Ma per piacere. La legge, poi, dimentica incredibilmente colf e baby sitter, figure che sono a stretto contatto con i minori.
La soluzione raffazzonata scelta dal Ministero è davvero vergognosa. Per questa ragione al Presidente del Consiglio Matteo Renzi chiederemo, anche tramite una raccolta firme che presenteremo in tutte le scuole, di ripristinare l’obbligo della certificazione del casellario giudiziario per tutte quelle strutture che lavorano con i minori. Per fare questo, tuttavia, sarà necessario anche modificare l’attuale normativa, prevedendo che possa essere anche il datore di lavoro privato o il responsabile di un’organizzazione no-profit a poterlo richiedere. A nessuno poi è venuto in mente di allargare i casi, già previsti, in cui il certificato possa essere rilasciato gratuitamente anche alle realtà dell’associazionismo sportivo, del volontatiato e del no-profit. Molte soluzioni si possono trovare a questo pasticcio all’Italiana, tutte tranne una, quella scelta dal Ministero, che prevede l’esclusioni di alcuni settori dall’obbligo di conoscere chi siano le persone a contatto con i nostri bambini. Come se un pedofilo potesse nascondersi solo fra i lavoratori di una cooperativa o di una società e non fra gli istruttori o i volontari di un’associazione o di una parrocchia. C’è da mettersi immediatamente al lavoro. La sicurezza e la salute dei nostri figli deve essere al primo posto.