«I cittadini del comitato per Piazza Sergio Corazzini Verde hanno vinto ancora. Il Tar del Lazio ha emesso oggi le motivazioni della sentenza che annulla tutte le note del Comune di Roma, con le quali gli uffici tecnici, dal 2008, avevano di fatto impedito la demolizione delle opere abusive realizzate dalla società Villa Tiberia e la conseguente acquisizione dell’area al patrimonio comunale, come previsto dalla sentenza del Tar n. 5149 del 2007, confermata dal Consiglio di Stato con sentenza n. 3030 del 2008». Lo annunciano in una nota il consigliere provinciale del XXI Collegio Marco Palumbo e i consiglieri del IV Municipio Riccardo Corbucci e Paolo E. Marchionne, tutti esponenti del Pd. «La sentenza del Tar – spiega Marchionne, membro della commissione urbanistica del IV Municipio.- ha dato piena ragione ai cittadini riconoscendo loro la legittimità ad agire secondo il criterio della ‘vicinitas’. I cittadini che hanno fatto ricorso, abitando e vivendo in zona, si trovano infatti in una situazione di collegamento continuo con l’area interessata dalla costruzione tale da porli in una posizione di interesse legittimo». «Il Tar – continua il vicepresidente del consiglio del IV Municipio Corbucci – ha riconosciuto le ragioni dei cittadini, i quali contestavano la violazione dell’art. 31 del D.P.R. n. 380/01 riguardo agli atti del Comune di Roma che il 12 novembre del 2008 hanno prorogato il termine per la demolizione delle opere abusive e hanno impedito che l’area fosse acquisita al patrimonio comunale, cosa in realtà già avvenuta per effetto dell’ordinanza di demolizione n. 1292 del 3 giugno 2005».
«In sostanza – chiarisce Palumbo – quando il centrosinistra era al governo del IV Municipio l’ufficio tecnico aveva riconosciuto che le opere realizzate a Piazza Corazzini da Villa Tiberia erano abusive procedendo all’ordinanza di demolizione, sospesa durante il giudizio del Tar del Lazio. Ad ottobre 2008 quando il municipio ha cambiato colore politico, gli uffici tecnici hanno invece emesso atti volti a contrastare e ritardare il ripristino dei luoghi. Addirittura – sottolinea Palumbo – mettendo per scritto che non era possibile procedere all’acquisizione dell’area poichè nulla vietava agli interessati di riproporre una nuova domanda per il rilascio di un nuovo permesso di costruzione». «Non si è in pratica tenuto in alcun conto che l’acquisizione era già avvenuta, costringendo i cittadini a ricorrere nuovamente al Tar del Lazio. Su questa vicenda – aggiungono i consiglieri del Pd – il Comune di Roma ha addirittura chiesto l’annullamento del ricorso per difetto di interesse da parte della cittadinanza. Davvero una vergogna. Secondo la sentenza del Tar, per concludere – dicono i consiglieri – già alla fine del 2007 erano trascorsi i 90 giorni previsti per l’esecuzione della demolizione ordinata all’epoca dall’amministrazione comunale, circostanza che ha determinato l’avvenuto perfezionamento dell’acquisizione dell’area in favore del patrimonio dell’Ente locale. Per questa ragione bisogna procedere immediatamente alla demolizione delle opere abusive e all’acquisizione dell’area».
Oddio è lunedì #75 – un Koalitionsvertrag alla matriciana
Il contratto di governo non è certo una novità di queste ultime settimane. Il contratto alla tedesca, ad esempio, è una formula politica consolidata dagli