Il fallimento di Virginia Raggi a Roma è una realtà che quotidianamente i romani vivono sulla propria pelle. Una città inefficiente, sporca, degradata, piena di buche, pericolosa sul fronte della viabilità e privata di una visione per il futuro. Tuttavia il M5S in Campidoglio vive sui social network, si auto celebra sulle proprie pagine social, “tarocca” le fotografie dei tombini per fingere che siano puliti, assume al Comune parenti e familiari, assegna impianti sportivi a privati senza mettere al primo posto l’interesse pubblico e quello sociale, si vanta di piccoli interventi di manutenzione, senza proferire una parola sulle grandi questioni che affliggono la città, come la pesante crisi occupazionale che potrebbe investire la capitale con il dimensionamento di Alitalia. In effetti Virginia Raggi vive in una bolla social. Non può uscire per strada ad incontrare i romani che le rinfaccerebbero quello che non ha fatto in questi quattro anni e mezzo e di conseguenza non può far altro che trincerarsi sui social, dove profili provenienti da ogni parte d’Italia la osannano quale nuova regina de Noantri. Divertitevi a fare un test. Leggete i commenti a sostengo della Sindaca, troverete che il 90% provengono da persone che non sono di Roma e che infatti raccontano una realtà che non esiste, ma in cui tuttavia loro credono ciecamente.
La questione interessante sulla quale riflettere è proprio la potenza di questo mondo virtuale, in grado di sostituirsi a quello reale. Facciamo un altro esempio utile. In questi mesi è fermo in Senato il disegno di legge sull’omotransfobia presentato dal deputato democratico Alessandro Zan. La proposta viene tenuta bloccata nella commissione giustizia del Senato dall’ostruzionismo di Lega, Fratelli d’Italia e parte di Forza Italia. In questi mesi Arcigay e All Out hanno raccolto oltre 70 mila firme a sostegno di una legge che prevede la reclusione fino a 18 mesi o una multa fino a 6 mila euro per chi istiga a commettere o commette atti di discriminazione fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere o sulla disabilità. Una pena che aumenta da 6 mesi a 4 anni per chi istiga a commettere o commette violenza per gli stessi motivi o partecipa e aiuta organizzazioni aventi tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per gli stessi motivi. Insomma una legge di civiltà. La questione ha trovato una fortissima ribalta fra il popolo dei social in queste ultime ore grazie alla diretta di Fedez e Chiara Ferragni, che parlando con l’On. Zan hanno cercato di spiegare le ragioni per le quali il disegno di legge fosse incredibilmente fermo da mesi al Senato, nonostante fosse già stato approvato dall’aula della Camera. La diretta di Fedez ha raggiunto oltre un milione di visualizzazioni. Nei commenti sono intervenuti diversi personaggi della musica e dello spettacolo e il cantante influencer ha invitato le persone ad andare sotto al profilo del presidente della commissione giustizia del Senato per chiedere in maniera civile di non ostacolare la proposta di legge. Una mobilitazione social che oggi nessun partito in Italia sarebbe in grado organizzare. Una dimostrazione di come i social possano essere utilizzati per avvicinare la realtà alle persone, invece di costruire finte narrazioni irreali.
Per tornare alla questione romana, sarebbe davvero importante uscire dalla bolla dei social in cui la narrazione della Raggi e di alcuni suoi competitor ci hanno intrappolati. È insopportabile lo stillicidio quotidiano dei tweet e dei post autoreferenziali e privi di contatto con la realtà. Si abbia il coraggio di scendere in strada e di parlare faccia a faccia con le persone. Si obietterà come la pandemia non stia aiutando i processi democratici e questo è sicuramente vero, ma immaginare una campagna elettorale per le amministrative rinchiusi nelle proprie bolle social è davvero alienante. Per questo sono assolutamente convinto che il centrosinistra e il Partito Democratico debbano convocare le primarie di coalizione per le prime date utili (giugno/luglio) per incontrare i romani. Quelli veri. Quelli che vivono in città e che sui social si sono anche stancati di vedersi insultare da gente che nella capitale non ci ha neanche mai messo piede.