Dopo due anni di battaglia, il TAR del Lazio ci ha dato ragione. Il Commissario straordinario delegato in occasione dei mondiali di nuoto del 2009, Claudio Rinaldi, non aveva «alcun potere di rilasciare il permesso di costruire per la realizzazione dei singoli interventi edilizi in luogo della competente amministrazione comunale». Ne consegue che i provvedimenti da lui adottati sono da ritenersi «nulli». Lo comunica Riccardo Corbucci, vicepresidente del consiglio del IV Municipio che insieme con l’Associazione Italia Nostra si era occupata della vicenda mondiali di Nuoto e del Salaria Sport Village.
Così il Tar del Lazio pronunciandosi sul ricorso sul Salaria Sport Village e il circolo Canottieri Aniene, due delle strutture già coinvolte nell’inchiesta della Procura di Roma su presunti abusi edilizi realizzati per gli ampliamenti degli stessi circoli in vista delle competizioni sportive natatorie. In particolare, alla I sezione del Tar del Lazio, presieduta da Giorgio Giovannini, i ricorrenti chiedevano di annullare alcuni provvedimenti emessi dall’amministrazione comunale tra cui quello dell’11 gennaio 2010 con cui il Campidoglio rivendicava la competenza a rilasciare le autorizzazioni in questione. La sentenza dei giudici amministrativi potrebbe incidere sul processo penale che prenderà il via il 5 aprile e che vede sul banco degli imputati per abuso edilizio, tra gli altri, Rinaldi, l’ex presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, Angelo Balducci, l’imprenditore Giovanni Malagò e altre trenta persone. La nullità delle autorizzazioni era già stata sostenuta dai pm titolari dell’inchiesta sin dal maggio del 2009, quando furono apposti i sigilli al Salaria Sport Village e ad altri sei circoli. Questo ed altri provvedimenti della giustizia penale sono citati nella sentenza del Tar, in cui si sottolinea che il punto centrale della questione è «l’accertamento della liceità e della legittimità dell’intervento edilizio realizzato per lo svolgimento dei campionati del mondo di nuoto». Nello sciogliere la questione i giudici amministrativi affermano come «l’ordinanza con cui il Presidente del Consiglio dei Ministri ha autorizzato il Commissario delegato, ove indispensabile, a derogare ad una pluralità di disposizioni normative non sia suscettibile di estensione alcuna – si legge nella sentenza – Le norme che il Commissario delegato è stato autorizzato a derogare sono solo e soltanto quelle espressamente indicate» e «l’interpretazione deve essere esclusivamente letterale». Ne consegue, sostiene il Tar, «che al Commissario delegato non è stato attribuito alcun potere di rilasciare il permesso di costruire per la realizzazione dei singoli interventi edilizi in luogo della competente amministrazione comunale». Non solo, «l’estensione, per il solo fatto di essere destinato a soddisfare esigenze della collettività, della qualifica di impianto pubblico – con i connessi benefici in termini, ad esempio, di esenzione dal contributo di costruzione – a qualunque impianto privato che insiste su suolo privato e gestito a fini di lucro da soggetti privati sarebbe incomprensibile su un piano logico prima ancora che giuridico».
Per quanto concerne la posizione del circolo Canottieri Aniene Associazione Sportiva Dilettantistica, la struttura sportiva non è intervenuta direttamente nel giudizio davanti ai giudici amministrativi. Il circolo, in particolare, come precisano i suoi legali, gli avvocati Benedetto Giovanni Carbone, è stato chiamato ad intervenire come controinteressato dai ricorrenti, il Salaria Sport Village, ma non è in questo in questo giudizio. La sentenza del Tar del Lazio comunque avrà effetti su tutte le strutture sportive che hanno avuto autorizzazioni a svolgere lavori di ampliamento in vista dei mondiali da parte del commissario straordinario nominato ad hoc per l’evento sportivo.
«Oggi la sentenza del Tar mette in luce l’ennesima pagina nera dell’amministrazione Alemanno quella dei mondiali di nuoto. Un evento sportivo che poteva trasformarsi in un’opportunità in termini di sviluppo urbanistico per la città ha assunto invece tratti inquetanti. La pratica dei commissariamenti peraltro sta diventando sempre più un’intollerabile via di fuga per il rispetto delle regole e delle leggi». Lo ha affermato in una nota Umberto Marroni, capogruppo Pd Roma Capitale.
«La sentenza del Tar del Lazio emessa oggi, per il Campidoglio non sposta nulla. È, infatti, sufficiente leggere il passaggio in cui il Tribunale Amministrativo afferma che ‘l’estensione della qualifica di impianto pubblico a qualunque impianto privato che insiste su suolo privato e gestito a fini di lucro da soggetti privati sarebbe incomprensibile su un piano logico prima ancora che giuridicò per comprendere che, per Roma Capitale, questa sentenza non cambia alcunché, anzi, conferma l’orientamento assunto dalla Giunta Capitolina. Infatti, in via cautelativa, nell’ipotesi in cui il Commissario Straordinario non potesse rilasciare i permessi, il Campidoglio ha provveduto ad operare una distinzione fra impianti pubblici e privati: nei confronti dei 5 impianti su terreno comunale e in concessione pubblica, abbiamo rilasciato il titolo abilitativo, approvandone i progetti. Resta il problema degli impianti privati che, ad oggi, in base alla pronuncia del Tar, rimangono privi di titolo. Ci auguriamo, in ogni modo, che il Consiglio di Stato faccia definitiva chiarezza». Lo afferma in una nota l’assessore all’Urbanistica di Roma Capitale, Marco Corsini.