Lettera sul passaggio al Pdl dell’ex presidente di centrosinistra Alessandro Cardente

Egregio Alessandro Cardente,
abbiamo dovuto attendere il 31 ottobre del 2008 per poter finalmente dare un giudizio sulla Sua esperienza politica in IV Municipio. Scegliamo di scriverLe una lettera pubblica che possa sintetizzare le perplessità e le storture che hanno caratterizzato questi due anni e mezzo di vita politica del nostro territorio, da quando il 24 aprile del 2006 siamo venuti a conoscenza che Lei, classe ’67, responsabile regionale della Cgil Roma, coordinatore nazionale delle Politiche per il welfare e il lavoro dei Verdi, sarebbe stato il candidato alla presidenza del IV Municipio.

Una scelta decisa al tavolo centrale delle trattative, attraverso una divisione delle presidenze dei municipi fra i partiti politici della allora coalizione dell’Unione. Una decisione presa senza tenere in alcun conto le esigenze provenienti dal territorio. Una scelta che ha penalizzato l’allora presidente del IV Municipio Benvenuto Salducco che pur non riconfermato per il secondo mandato ha continuato a lavorare per la vittoria dell’Unione.

Scegliamo di pubblicare queste riflessioni dopo aver appreso dalle agenzie di stampa del Suo passaggio nella formazione politica dei Cristiano Popolari dell’On. Mario Baccini, alleata con il Popolo della Libertà, quindi con i neo eletti Sindaco di Roma Gianni Alemanno e Presidente del IV Municipio Cristiano Bonelli. Per commentare la sua nuova scelta di campo Lei ha dichiarato: “penso che l’adesione ai Cristiano Popolari sia un’opportunità per portare avanti questa politica scevra dai radicalismi”.

Vogliamo scriverLe perché per dare un giudizio complessivo sulla vicenda che l’ ha vista protagonista nel nostro IV Municipio, ci sembra necessario ripercorrere le tappe più significative di questi ultimi due anni e mezzo di amministrazione municipale. Questo affinché le forze politiche cittadine che hanno espresso per ben due volte la Sua candidatura a presidente del IV Municipio, prendano finalmente atto di aver preso un abbaglio. Di aver commesso un errore di valutazione politica che si sarebbe potuto evitare, se si fossero ascoltate le tante voci provenienti dal territorio e dalle forze politiche della coalizione dell’allora Unione. E soprattutto perché sentiamo il dovere di spiegare cosa sia accaduto alle decine di migliaia di cittadini che l’hanno votata per ben due volte.

Il 31 ottobre scorso si è finalmente conclusa l’esperienza politica dell’amministrazione Cardente in IV Municipio. Oggi, a nostro avviso, si apre una nuova fase della vita politica del nostro territorio. Una fase in cui nessuno potrà più accettare l’imposizione di una candidatura a Presidente del IV Municipio che non abbia una reale rappresentatività nel territorio e che non venga concordata con tutte le forze politiche, civiche, sociali, culturali e sportive che operano nel nostro municipio.

Tornando a quel 24 aprile del 2006, la Sua figura di persona sensibile ai Nuovi Diritti, è stata immediatamente accettata da un territorio composto da forze sociali, culturali e politiche dotate di uno straordinario senso di responsabilità. Migliaia di donne e di uomini del IV Municipio si sono spesi per la campagna elettorale del 2006, la seconda del Sindaco Walter Veltroni, per farLa sentire a casa Sua, credendo fortemente nel cambiamento che la Sua immagine pubblica sembrava incarnare. In un territorio incancrenito da decenni di lotte politiche intestine, sferzato dalle inchieste della Procura della Repubblica e della Corte dei Conti, ancora in corso, Lei rappresentava davvero una ventata d’aria fresca. Era davvero grande la speranza che la Sua scarsa conoscenza della storia del nostro territorio e delle vicissitudini personali dei soggetti politici, potesse rappresentare una virtù e non un limite. Cosa che non Le sarà di certo sfuggita anche in quei giorni di aprile del 2006, vista la calorosa accoglienza che la “Lista Nuovo Municipio”, lista civica nata proprio con l’obiettivo di rinnovare la politica locale, Le aveva riservato, siglando per prima con Lei l’apparentamento elettorale.

A due anni e mezzo di distanza Lei avrà certamente compreso come la campagna elettorale amministrativa del 2006 si sia giocata esclusivamente sulla riconferma di Walter Veltroni a Sindaco di Roma. Tutti i municipi della capitale usufruirono di quello straordinario risultato elettorale e politico, frutto di un momento storico veramente positivo per l’Unione cittadina ed anticipatorio della leadership personale del futuro segretario del Pd Walter Veltroni. Quel gigantesco risultato elettorale rappresentava il raccolto della prima giunta Veltroni ed il IV Municipio superò la soglia del 60 per cento dei voti, quindi, non esclusivamente per merito del candidato presidente del municipio o dei candidati consiglieri delle varie liste elettorali dell’Unione.

Per farLe comprendere l’ amore che si può provare per il nostro territorio, vogliamo soltanto ricordarLe una delle prime lettere che avrà avuto modo di leggere dopo il Suo insediamento nella sede di via Monte Rocchetta. Quella di commiato del 6 giugno 2006, a firma dell’ex presidente del municipio Benvenuto Salducco, che lasciando gli uffici che aveva presieduto dal 2001 al 2006 chiedeva a tutto il personale il massimo impegno a favore del suo successore, definito “persona seria, preparata, e fortemente collaborativa verso tutti”. Era il commiato di un presidente che nessuno di noi aveva avuto nemmeno il tempo di ringraziare e salutare come avrebbe meritato per il lavoro svolto in quegli anni.

Di quei giorni vorremo ricordarLe la Sua prima dichiarazione politica del 16 giugno 2006 dove polemizzava con lo stesso tavolo centrale che aveva scelto ed imposto la Sua candidatura, «apprezzo gli sforzi del tavolo centrale nell’individuare come suddividere tra i vari partiti dell’Unione gli assessori nei 18 municipi della Capitale, ma la squadra che si sta delineando per il quarto municipio rischia di non rappresentare pienamente le indicazioni dell’elettorato che ha sostenuto la mia coalizione e la mia elezione». La discussione riguardava la scelta degli assessori municipali con particolare tensione riguardo a quelli espressi dall’allora Ulivo. Il 7 luglio dello stesso anno, Lei Alessandro Cardente, il Presidente che avrebbe dovuto incarnare il cambiamento per il IV Municipio, pubblicava un’ agenzia di stampa in cui proclamava soltanto tre assessori, polemizzando per l’ennesima volta con i partiti della sua coalizione «la giunta al momento non è stata completata perché gli accordi definiti dal tavolo centrale, riguardanti il numero di assessori municipali assegnati ad ogni partito, non sono stati rispettati in alcuni municipi, e ciò ha provocato uno squilibrio che mi costringe a congelare uno degli assessori dell’Ulivo a carico della Margherita». Questa Sua decisione, in linea con i peggiori costumi della Prima Repubblica, creava di fatto la prima spaccatura all’interno della maggioranza. Ed anche, purtroppo, all’interno della stessa compagine dell’Ulivo, un gruppo politico nato da pochi mesi dall’unione dei Democratici di Sinistra e della Margherita. Una rottura strettamente politica fra i Verdi e la Margherita a danno ovviamente dei cittadini e dell’azione di governo della maggioranza che Lei avrebbe dovuto rappresentare. Invece di rappresentare il Presidente del IV Municipio, sintesi di tutte le forze dell’Unione che l’aveva eletta, dopo appena un mese Lei si presentava come un dirigente del partito dei Verdi.

Dopo questo atto di guerra nei confronti della Sua stessa maggioranza, le conseguenze non potevano farsi attendere. I consiglieri eletti nell’ Ulivo espressione della Margherita, come di certo ricorderà, lasciarono l’aula durante la discussione delle linee programmatiche, peraltro non concordate con i consiglieri eletti, per rientrarvi soltanto dopo la nomina dell’Assessore Alessandro Venturieri, avvenuta il 20 luglio 2006. Oramai, però, il danno era stato provocato.

Il 2 agosto 2006, nonostante la Sua maggioranza potesse contare su sedici consiglieri contro i nove dell’opposizione, la commissione Personale e Bilancio eleggeva come Presidente il consigliere dell’UdC Fernando Di Giamberardino, grazie al voto determinante di due consiglieri dell’ Unione, definiti da alcuni partiti della coalizione “franchi tiratori”. Non giova a questa discussione ricordare gli autori dell’attacco politico sferrato ai danni del candidato di Rifondazione Comunista Mario Campagnano, designato a presiedere quella commissione. Quello che ci preme sottolineare e ricordare è il Suo assordante silenzio su quel episodio che letteralmente frantumò la maggioranza, già ferita a morte dalla Sua scelta di non nominare contestualmente tutti i componenti della giunta municipale.

Questo ennesimo atto di slealtà politica rappresentava il secondo grave episodio della Sua gestione, a soli tre mesi dall’insediamento. Non le riporteremo integralmente il durissimo comunicato del Partito della Rifondazione Comunista dell’epoca che può comunque andarsi a rileggere. Di quel comunicato ci preme riportare una sintetica frase che lo riassume: “(…) un comportamento trasformistico ma sopratutto vergognoso e ignobile: un segnale chiaro e di stampo mafioso diretto al Presidente Cardente e alla sua maggioranza (…)”.

Dopo appena tre mesi la Sua maggioranza era così divisa in due tronconi: coloro che Le chiedevano costantemente di votare nuovamente la delibera delle commissioni consiliari così da ripristinare i rapporti interni alla maggioranza, eleggendo a presidente della commissione Bilancio il collega Campagnano e coloro che, invece, La esortavano ad andare avanti verso la Sua futura carriera da Parlamentare. La storia ci ha consegnato la Sua scelta, ma non le Sue motivazioni. Nonostante le decine di comunicati stampa da Lei pubblicati, su questa vicenda non ha mai assunto una posizione politica chiara. Da questa Sua ambiguità si sono moltiplicati i problemi quotidiani, dai Suoi “alleati” sapientemente alimentati. Molti degli atti presentati dai consiglieri di maggioranza sono stati bocciati. Molti persino da Lei Alessandro Cardente.

Vede Alessandro Cardente, ci sono stati consiglieri della maggioranza che in questi due anni e mezzo si sono battuti con tenacia per sconfiggere questo modo di fare politica. Una politica di basso profilo, priva di ideologia, ricca soltanto di sotterfugi e compromessi sempre rivolti al beneficio personale e mai al benessere della nostra comunità. Quante volte abbiamo provato a discutere, a riportare l’azione politica della maggioranza nell’alveo delle linee programmatiche approvate dal consiglio. Quante volte Le abbiamo ricordato le idee ed i progetti che sempre ci divideranno dalla destra. In verità dopo la Sua scelta di oggi, tutta la cittadinanza del IV Municipio ha potuto constatare quello che noi abbiamo ripetuto con forza in questi due anni e mezzo. Il tempo è galantuomo e mai come questa volta ha dato ragione a chi in questi anni ha tentato in ogni modo di contrastare con trasparenza, lealtà ed onestà le logiche che troppe volte hanno prevalso sotto la Sua presidenza.

Gli unici atti deliberati dal consiglio municipale erano quelli presentati dai consiglieri della destra che trovavano complicità in alcuni consiglieri della Sua “personale” maggioranza, quelli ovviamente che avevano condiviso la scelta di eleggere a Presidente della Commissione Bilancio il consigliere Fernando Di Giamberardino, il quale, particolare oggi davvero inquietante, è diventato Suo nuovo compagno di partito!!!

E mentre tutte le forze politiche della coalizione le chiedevano di “ascoltare i cittadini e non singoli consiglieri isolati”, Lei continuava per la Sua strada, fra l’installazione di un videocitofono all’esterno del proprio ufficio e la presentazione di atti deflagranti quali quello sulle Unioni Civili, in seguito alla non approvazione del quale ci appare ancor oggi inspiegabile e puerile la reazione che – anziché essere politica – fu di pura rivalsa personale, con il ritiro della delega all’ Associazionismo ed al Volontariato alla collega Federica Rampini. Vede consigliere Cardente, la delega all’associazionismo e al volontariato era una delega importante in un territorio come il nostro, ricco di realtà associative e di volontariato. Toglierla per colpire personalmente un consigliere di maggioranza e non assegnarla nuovamente, è parso un atto incomprensibile per le decine di associazioni culturali, no profit e parrocchie che per la prima volta avevano trovato un interlocutore politico con cui confrontarsi. Il segno tangibile della Sua quantomeno inaffidabilità politica l’ha probabilmente dimostrato in occasione dell’approvazione del primo bilancio municipale della consiliatura, nel gennaio 2007. Una delibera che non si è neanche sentito in dovere di venire in aula a presentare, discutere e votare, in rispetto del mandato che tanti cittadini le avevano affidato. In quella occasione, come in molte altre, era assente impegnato altrove. In questa Sua esperienza come Presidente del IV Municipio ha sempre anteposto il ruolo politico a quello istituzionale per il quale aveva ottenuto il consenso dei nostri concittadini. Per questa ragione, dunque, la Sua scelta odierna di cambiare partito ed addirittura schieramento, ci ha addolorato, ma non colto di sorpresa.

Il febbraio e il marzo 2007 sono stati i mesi più turbolenti della Sua esperienza di governo. Sono stati i mesi dedicati alla preparazione della delibera sulle Unioni Civili. Delibera mai concordata in maggioranza e che ha avuto come unico risultato quello di dividere le forze politiche che l’avevano sostenuta in campagna elettorale. Di fronte alle divisioni interne alla maggioranza di cui Lei è sempre stato il primo responsabile, soleva rispondere tramite comunicato stampa come il 21 marzo 2007: «di problemi all’interno della maggioranza in consiglio municipale ne abbiamo sempre avuti sin dall’insediamento, del resto già prima delle elezioni mi era nota l’atavica litigiosità interna all’assise municipale. (…) Le divisioni, comunque sono all’interno del Consiglio, nelle dinamiche interne ai gruppi consiliari e non nella maggioranza politica che è attiva e mi sostiene». La maggioranza politica, per la cronaca, continuava a chiedere verifiche di maggioranza. Verifica istituzionale che Lei non ha mai voluto davvero, per evitare di dover spiegare le Sue stravaganti posizioni politiche, soprattutto nei confronti di quei consiglieri che si sono sempre battuti per difendere l’onestà della buona politica. Assordante il suo silenzio quando l’8 aprile del 2007 tutte le forze politiche dell’Unione erano impegnate a difendere il Presidente del consiglio municipale Maria Teresa Ellul, che veniva vilipesa da una “becera” mozione presentata dalle allora opposizioni che ne chiedevano le dimissioni, arrivandone a mettere in dubbio “lucidità, equilibrio e neutralità”. Lei dov’era Alessandro Cardente quando il Presidente d’ aula della Sua maggioranza veniva attaccato quotidianamente in aula? Lei era assente, gettando le basi per la futura campagna elettorale del centro destra che per ottenere consensi e credibilità ha solo dovuto riportare sui manifesti i numeri delle Sue assenze.

Il 20 aprile 2007 sulla Sua maggioranza si abbatteva come un tzunami l’inchiesta sui gettoni di presenza avviata dalla Corte dei Conti. Ventuno consiglieri di maggioranza ed opposizione venivano accusati di presunte irregolarità legate alla presenza alle sedute delle commissioni consiliari che avrebbe permesso loro di ottenere indebitamente gettoni di presenza e rimborsi dai datori di lavoro. I reati ipotizzati dal Pm erano di falso e truffa. La prima udienza è stata fissata per il 10 novembre prossimo. Anche su questo episodio Lei ha glissato perdendo per sempre l’occasione di schierarsi, con un richiamo forte e chiaro, dalla parte della legalità e di quei consiglieri che ne avevano fatto orami una bandiera. Ha preferito precisare che si trattava di fatti risalenti a prima del Suo arrivo. Cosa certamente rispondente al vero. Quello che invece ha omesso nel suo intervento alla trasmissione nazionale “Matrix” in onda su Canale 5, è stata la circostanza che erano almeno sei mesi che nella Sua maggioranza si discuteva di questa vicenda, con una parte dei consiglieri di centro-sinistra intenti nel far invertire la rotta al consiglio del IV Municipio. Anche su questa battaglia, invece, Lei decise di schierarsi con chi non voleva cambiare le cose. Nel miglior spirito conservatore che l’ha contraddistinta in questi due anni e mezzo.

Nel giugno del 2007, poi, sono iniziate le occupazioni in IV Municipio, in numero tale da far pensare che sul nostro territorio fosse plausibile auspicare una certa impunità o, unica alternativa, una incapacità politica ed amministrativa. Dai locali privati dell’Horus Club di Piazza Sempione, ai locali di Vigne Nuove interessati dall’art. 11 Fidene Val Melaina, dall’ex commissariato di Viale Gottardo sino alla folle occupazione, in piena campagna elettorale, delle abitazioni private di Casale Nei. Occupazioni che, in mancanza di una presa di posizione forte e chiara in difesa della legalità e degli interessi sociali, hanno portato via voti e credibilità all’amministrazione che Lei presiedeva.

Il 1 luglio del 2007 è stato il giorno della verità. Dopo aver riportato in aula, per la seconda volta, la delibera sulle unioni civili, malgrado i dissensi interni alla maggioranza, questa veniva bocciata. Soltanto sei i voti favorevoli, assenti i Verdi, la Lista Civica, l’Italia di Mezzo e la Margherita. Dieci quelli contrari, l’opposizione e i due consiglieri dell’Udeur. Una debacle politica capace di disintegrare la maggioranza. Per giunta su un atto privo di valore effettivo, poiché come Lei ha sempre saputo il municipio non è competente in materia. Qual è stata la Sua risposta a questo “pasticcio” fatto in casa. L’ ennesimo comunicato stampa, quello appunto del 1 luglio 2007: “questa bocciatura mette in discussione giunta e consiglieri”. E ancora “Apprendo con grande rammarico che l’Ulivo non ha mantenuto il patto concordato e votato dai loro stessi rappresentanti in giunta. E’ evidente che il rapporto di fiducia reciproca è ormai logorato. Mi sorge il dubbio, inoltre, che quanto avvenuto sia frutto di un pregiudizio ideologico chiaramente omofobico”. In sostanza dopo aver taciuto per un anno intero su tutte le questioni di maggior importanza per la tenuta politica della sua maggioranza. Dopo aver consentito assalti politici, attacchi strumentali e personali nei confronti di singoli consiglieri dell’Unione, votazioni contrarie su atti presentati dalla maggioranza, l’elezione di un componente del centro-destra a presidente della Commissione Bilancio. Dopo aver ritardato la composizione della giunta, aver tolto la delega all’Associazionismo e al Volontariato alla consigliera Federica Rampini, aver accettato senza battere ciglio la restituzione dell’importante delega alla scuola da parte della consigliera Silvia Di Stefano, mai messa nelle condizioni per poterla agire correttamente, non aver detto nemmeno una parola sullo schiaffo ricevuto da un consigliere dell’Ulivo in aula consiliare dall’attuale Presidente del municipio Cristiano Bonelli, allora capogruppo di Alleanza Nazionale. Dopo tutto questo. Lei ha avuto il coraggio di “mettere in discussione giunta e consiglieri” dopo che una delibera, già bocciata nelle tante riunioni di maggioranza in cui era stata adeguatamente discussa, aveva ottenuto soltanto sei voti in aula consiliare. Ovviamente fra quei sei voti mancava anche il Suo, caro Alessandro Cardente. Un capolavoro di assoluto labirintismo politico.

Lei non ha soltanto fatto a pezzi la sua maggioranza d’aula. Ha anche messo in discussione la credibilità dell’intera Unione. Le vogliamo ricordare un episodio su tutti, quello segnalato dall’allora capogruppo dell’Ulivo Federica Rampini: “L’aver inviato dalla segreteria della presidenza a tutti i quotidiani e le agenzie di stampa un comunicato di promozione per un iniziativa privata organizzata da Villa Tiberia s.p. a., tra l’altro ancora in contenzioso legale con il Comune di Roma e con il IV Municipio per le note vicende di Piazza Sergio Corazzini, rappresenta l’ennesimo atto con cui il Presidente sconfessa le linee programmatiche della propria maggioranza e i cittadini che gli hanno dato la propria fiducia”. Le ricordiamo soltanto per cronaca che in queste ultime settimane il Consiglio di Stato ha dato ragione al nostro Ufficio Tecnico e ai tenaci cittadini del comitato di quartiere Piazza Corazzini e che anche in questa battaglia una parte della Sua maggioranza si trovava dalla parte giusta: quella dei cittadini.

Il 31 ottobre di un anno fa teneva banco la delibera sul cambio di destinazione d’uso alla Bufalotta. Proposta che voleva trasformare un milione di metri cubi già previsti in IV Municipio, da costruzioni destinate ad insediamenti produttivi in residenziali. Su quella proposta erano previsti anche 4,5 milioni di euro per l’eventuale acquisto dell’Horus Club. Era una delibera che divideva tutta la maggioranza poiché Rifondazione Comunista, Sinistra Democratici e Verdi erano contrari al cambio di destinazione d’uso, mentre l’Udeur non voleva sentir parlare dell’acquisto dell’Horus Club. Il Partito Democratico, invece, sosteneva in larga maggioranza la delibera dopo averla emendata facendo ricadere, sotto forma di opere pubbliche per il IV Municipio, gli oneri concessori derivanti dal cambio di destinazione d’uso. Incapace di costruire una sintesi fra le diverse posizioni politiche, il Suo intervento lasciato ai posteri in un comunicato stampa chiosava: «sull’eventuale acquisto dell’Horus Club, però, sono pronto ad andare avanti rischiando anche di scontrarmi con la mia maggioranza Non è infatti accettabile ipotizzare che in un Municipio assolutamente sprovvisto di luoghi culturali e aggregativi, la maggioranza non sia coesa nel provare a far diventare l’Horus uno spazio aggregativo e culturale a disposizione di tutta la sua cittadinanza». Anche su un tema così importante per il nostro territorio e per la città, Lei decideva di non comportarsi da uomo delle Istituzioni e principale responsabile di tutta l’Unione, modificando di volta in volta la sua posizione politica, a secondo se si trovasse in riunione di maggioranza, in riunione con il suo partito, in riunione con gli assessori comunali, in aula consiliare. Giova ricordare che alla fine, il Suo voto sulla delibera fu lo stesso di quello dei consiglieri di destra con i quali oggi ha deciso di allearsi.

Il 5 dicembre 2007 si discuteva il secondo bilancio della Sua amministrazione. Stavolta Lei c’era e minacciava addirittura le dimissioni se fossero stati confermati i tagli ai municipi. Peccato per i cittadini che Lei si riferisse alla riduzione delle indennità dei presidenti dei municipi, ridotta del 30 per cento senza il versamento dei contributi previdenziali come previsto dalla Finanziaria. Lei dichiarava alla stampa: «con questi tagli, fare politica sarà una prerogativa solo delle persone che hanno un forte sostegno economico. A me spiace, ma non essendo uno di queste non potrò più permettermi di proseguire questa meravigliosa esperienza. A questo punto a cosa servono più i municipi? Eliminiamoli del tutto». Ovviamente sono stati i cittadini a decidere che non fosse il caso di farLe proseguire “la meravigliosa esperienza” che all’opposizione, edidentemente, non deve esserLe sembrata tale, viste le Sue scelte attuali.

Per darLe il senso di quanto Lei avesse perso la bussola vorremmo rammentarle un suo comunicato del 5 marzo del 2008 in cui infastidito dichiarava: “non capisco le ripetute voci infondate e strumentali che mettono in dubbio la mia candidatura a presidente del IV Municipio. Come ho già detto più volte ho dato la mia disponibilità a ricandidarmi, i Verdi sono favorevoli, la Sinistra Arcobaleno è d’accordo, gli altri alleati non hanno mostrato alcuna perplessità”. Soltanto due giorni dopo il Partito Democratico su una possibile “staffetta” fra Lei e la stimata Marina D’ Ortensio, per bocca dell’allora vicepresidente del Pd Marco Palumbo, commentava “sono logiche di corrente interne ai Verdi, inaccettabili per il Partito Democratico”. Un vero balletto.

E’ il 10 marzo quando a pagina due della cronaca di Roma del Corriere della Sera, compare una Sua intervista che non possiamo non riportare “Mi hanno avvisato solo per telefono. Mi hanno detto che dovevo andare in Provincia. Vorrei avere una risposta politica della scelta che il partito ha fatto. A me la Provincia non interessa. Primo: perchè la scelta andrebbe discussa con il diretto interessato. Secondo: dopo diciotto mesi di mandato si è creato un rapporto importante col territorio, con tante cose che devono essere portate a termine. Al momento attendo ancora una risposta soprattutto per sapere se è vero, come mi ha detto il mio segretario Riccardo Mastrolillo, che è stato messo un veto del PD sul mio nome. Oppure se è vera l’altra ipotesi che mi hanno detto: perchè sono andato a salutare Veltroni al Palalottomatica, contrariamente a quello che hanno fatto gli altri esponenti del mio partito. Non accetterò altri incarichi: la mia dignità non la si compra nè con un consiglio, nè con un collegio sicuro”. Glissando sulle facili allusioni, oggi più che plausibili, sulla parte finale dell’intervista, vorremmo soffermarci sulle due ipotesi da Lei tirate in ballo per spiegare una Sua eventuale non ricandidatura a Presidente del IV Municipio. A poche settimane dalle elezioni Lei accusava indistintamente o il Partito Democratico, o qualcuno all’interno del Suo stesso partito che non aveva digerito il suo avvicinamento al Partito Democratico. Non c’è che dire. Evidentemente, come sempre, Lei aveva davvero le idee chiare.

In quei giorni molto confusi Lei ha chiamato in Suo soccorso molte associazioni, comitati di quartiere, cooperative sociali, l’Arcigay, la Cgil, cittadini comuni che l’avevano conosciuta. E tutti non si sono tirati indietro. Nonostante i problemi irrisolti, nonostante le divisioni interne alla maggioranza, nonostante la Sua incapacità a gestire l’Unione che l’aveva eletta, tutti si sono prodigati per difenderLa. Persino il vicepresidente del municipio, esponente del Pd, è sceso in campo per difendere la sua candidatura. E lo hanno fatto perché tutti avevano a cuore il bene del IV Municipio e non soltanto il futuro politico dell’allora Presidente Alessandro Cardente. Persino qualcuno particolarmente “interessato” decise di difenderla in quei giorni, si trattava del candidato del Pdl Cristiano Bonelli che auspicava “anche io voglio unirmi al coro di chi spera nella ricandidatura di Cardente alla presidenza del Municipio. Anche io, come da lui dichiarato, auspico che si possa sottoporre al giudizio degli elettori, così da poter dimostrare che l’ex presidente del Municipio in due anni non è riuscito a sanare il degrado e a risolvere i tanti problemi del territorio”. Poi la campagna elettorale su cui non vogliamo soffermarci, ma che ha palesato in modo chiaro e definitivo la Sua incapacità politica. Molti di quelli che conoscono la nostra attività politica sono a conoscenza dell’impegno profuso per farla rieleggere, nonostante i forti dubbi sulla Sua capacità politica e sul Suo reale interesse per i problemi dei cittadini del IV Municipio. Eppure, caro Cardente, quelli che amano questo territorio si sono prodigati per farLa rieleggere, per dare al centro-sinistra un’altra occasione per amministrare il nostro territorio, quello dove molti di noi vivono e lavorano da sempre. Tutti conosciamo il risultato elettorale. Siamo a conoscenza di come, per una manciata di voti, non si sia riusciti a vincere al primo turno come è accaduto in altri municipi della capitale. Poi al ballottaggio, venuto meno il traino dei candidati nelle varie liste che La sostenevano e venuta meno la fiducia per la grave sconfitta elettorale subita a livello nazionale, la lotta fra Lei e il “candidato del territorio” Bonelli ci ha visto sconfitti, dopo quindici anni di amministrazioni di centro-sinistra. Dopo quindici anni il centro sinistra in IV Municipio è stato sconfitto, dopo quindici anni il centro destra, anzi la destra, è arrivata al governo del IV Municipio e di tutto questo dobbiamo ringraziare soprattutto Lei, caro Cardente, oggi uomo dei Cristiano Popolari.

E’ ovvio, lo vogliamo sottolineare, che le colpe della sconfitta non sono state soltanto Sue, così come le ragioni della vittoria nel 2006. La campagna elettorale è stata difficile, imprevista e viziata da un gran numero di errori commessi dai partiti della coalizione dell’Unione che non hanno compreso, nonostante il segnale delle primarie, l’importanza di candidature davvero espressione dei territori locali. E qui sta il punto della discussione.

Abbiamo voluto scrivere questa lettera perché dopo il 31 ottobre si è finalmente conclusa l’esperienza politica dell’ amministrazione Cardente in IV Municipio. E contestualmente si deve chiudere l’esperienza di candidature calate dall’alto, senza che queste siano espressione del territorio che dovranno governare e senza che siano discusse da chi in questo territorio ci vive e fa politica da sempre.

Si deve aprire una nuova fase della vita politica del nostro municipio. Una fase in cui nessuno potrà più accettare l’imposizione di una candidatura a Presidente del IV Municipio che non abbia una reale rappresentatività nel territorio e che non venga concordata con tutte le forze politiche, civiche, sociali, culturali e sportive che operano nel nostro municipio.
Per questa ragione vogliamo chiedere, a tutti coloro che hanno vissuto insieme con noi questi ultimi due anni e mezzo di vita politica del IV Municipio, di sottoscrivere questa lettera e di trasformarla in una petizione popolare da indirizzare a tutte le forze politiche che nel 2013 dovranno scegliere e sostenere un candidato democratico alla presidenza del IV Municipio.

Riccardo Corbucci
Vicepresidente del IV Municipio e consigliere del Pd

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