La pericolosa deriva del partito virtuale

congresso pdIn questi anni da amministratore locale e da dirigente del Partito Democratico, ho contribuito a tenere aperto un circolo territoriale vero del Pd. L’ho fatto con ogni mezzo possibile. Promuovendo iniziative, dibattiti, incontri, caffè letterari e cineforum. Ho contribuito insieme ad altri, come è dovere di un amministratore, a gran parte delle spese di affitto ed utenze. L’ho fatto perché credo ancora che i luoghi fisici siano più importanti di quelli virtuali. Perché, pur utilizzando i media ed i social network, ritengo essenziale il rapporto quotidiano e fisico fra le persone. Il guardarsi negli occhi e confrontarsi in discussioni, che non siano filtrate dallo schermo di un computer. La degenerazione del dibattito pubblico, ormai succube della televisione e dei commenti sui social network, rischiano di far sparire questi luoghi di aggregazione. Siamo di fronte ad una pericolosissima metamorfosi: dalla forma del partito organizzato alla babele virtuale.

E il Pd? Sta diventando sempre di più #virtualpd. Una distorta parabola evolutiva, che sta pericolosamente infettando il codice genetico del Partito Democratico. Ma io, come tanti militanti del Pd, ci troviamo ogni mese a far fronte ai costi reali di gestione di un circolo. Affitto, utenze e lavoro volontario di iscritti e simpatizzanti per tenere aperte le sedi sul territorio, sono le ragioni concrete di questa difficoltà. Nonostante questo, tanti circoli resistono. Al centro e nelle periferie della città, affidati a donne e uomini, che volontariamente tirano su serrande ed aprono porte per accogliere le proteste e i suggerimenti dei cittadini. Sono persone che organizzano dibattiti, assemblee, iniziative culturali. Sono gli stessi che regalano un mese del proprio tempo alla Festa Democratica di Roma del Pd, unica iniziativa politica e culturale di una certa rilevanza, sopravvissuta alla triste estate romana targata Alemanno degli ultimi anni.

Mi trovo in queste settimane a combattere all’interno del Partito Democratico una battaglia per un congresso trasparente ed etico. Mi trovo a denunciare in alcuni congressi di circolo un tesseramento privo di regole che, in molte parti, contribuisce al moltiplicarsi di fenomeni poco chiari, che fanno emergere come anche all’interno dello stesso Pd non siano ancora maggioritari gli anticorpi dell’etica politica. Intendiamoci i comportamenti non trasparenti sono messi in pratica da un’esigua minoranza di persone, che tuttavia non vengono automaticamente sanzionate ed espulse dalla maggioranza di brave persone che compongo il Partito Democratico.

In queste settimane si è perso il senso della misura, come dimostrano le cronache dei giornali sul congresso. Ci sono persone che vengono ad iscriversi ai circoli del Pd, anche se nessuno le ha mai viste e conosciute prima. Persone che, quando non sono addirittura accompagnate al seggio con i venti euro in mano per votare per il candidato di turno, sembrano per lo più spaesate, prive di quella spinta che dovrebbe motivare chi si avvicina alla politica per dare il proprio contributo. Improvvisamente riemergono circoli territoriali chiusi da tempo e che non hanno nemmeno una sede fisica. In luoghi anonimi privi persino di una bandiera del Pd, si portano come al macello una dozzina di anziani, una dozzina di cittadini immigrati e qualche parente che, dopo il tesseramento ed il voto, non avranno più nemmeno la sede fisica nella quale potersi riunire per dibattere sull’esito del voto espresso. Tutto ciò perché in questo congresso le regole sono state violate. Si sono fatti votare circoli inesistenti, itineranti da un quartiere all’altro, virtuali perché presenti solo sui social network. Si sono voluto umiliare i veri circoli del Partito Democratico e le centinaia di persone che ogni giorno li tengono aperti e vivi nei territori. Un’evoluzione da “partito reale” presente sul territorio, a “partito virtuale” presente solo sui social network.

Per queste ragioni sottoscriverò i ricorsi che in queste ore si stanno presentando contro quei congressi di circolo fasulli, celebrati soltanto per eleggere qualche delegato da manovrare nelle varie assemblee di partito. Poi mi metterò a lavorare per le primarie nazionali del Pd dell’8 dicembre prossimo, alle quali sarà necessario partecipare, se vorremo continuare a dare un senso al Partito Democratico. Dobbiamo pretendere prima di tutto che il Pd sia un partito etico e trasparente. Ne vale l’onere del Partito Democratico e la dignità di ognuno di noi, che dedica tempo ed energie per migliorare la nostra città e il nostro Paese.

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