“La trattiva”, il nuovo film di Sabina Guzzanti sono andato a vederlo la prima sera che è uscito nelle sale cinematografiche. L’ho visto in una nota multisala della periferia di Roma, insieme ad una quindicina di temerari, tutti con più anni sulle spalle di me. Nelle altre sale a guardare film per ragazzi, storie sentimentali e thriller mozzafiato, c’era come di consueto il tutto esaurito. Sta proprio in questa istantanea, in fondo, il problema del nostro Paese. Tutti condannano a parole la mafia e la corruzione. Tutti usano frasi cariche di retorica, ricordando il sacrificio degli esempi eccellenti. Tuttavia nessuno ha più voglia di dare l’esempio in prima persona. Nessuno ha più desiderio di essere l’esempio da seguire. Dopo le bombe che hanno ucciso Falcone e Borsellino, nessuno è più voluto uscire dal recinto della retorica sulla lotta alla mafia. D’altrocanto nessuno può davvero pensare che le stragi di Capaci e via D’Amelio servissero ad uccidere soltanto due uomini. Il tritolo e il sangue sull’asfalto servivano ad ottenere un risultato molto più importante: quello di spegnere nelle coscienze dei cittadini qualsiasi proposito di resistenza al potere criminale. Quelle stragi hanno cristallizzato di fatto il Paese. Da quel momento si è smesso di indagare sui rapporti fra la mafia del sud, l’imprenditoria del nord e gli uomini dello Stato.
Se pensiamo sia utile possiamo partecipare all’attacco mediatico contro Sabina Guzzanti, che di professione nella propria vita ha fatto prima la comica e da qualche tempo la regista. Ricordiamoci sempre, però, che la strategia dei mafiosi è sempre stata quella di isolare le persone che li combattono. Per questa ragione io starò sempre dalla parte di persone come Sabina, anche se non avrei scritto quel tweet, che di certo non cancella la forza del suo film di denuncia. Inoltre credo che dovremmo sprecare molte più energie per pretendere dallo Stato che emerga la verità su quegli anni. In caso contrario ho paura che tutti saremo chiamati a rispondere, prima o poi, del terribile crimine di aver barattato le nostre anime e il destino delle future generazione, in cambio di una fuggevole e ingannevole stagione di tranquillità sociale.