La politica italiana vuole revocare lo status di rifugiato politico a Battisti perché a Berlusconi nessun Paese lo ha mai offerto
Ho sempre paura quando in questo Paese sono tutti concordi. L’unanimità, spesso frutto dell’ignoranza di chi non si prende la briga di un approfondimento, ha generato mostri. Senza scomodare i tanti esempi del presente, basti ricordare il periodo dove in piazza tutti erano unanimi nel salutare il Duce del fascismo che in fondo basava il proprio potere politico sull’omologazione della società italiana in termini di pensiero, costumi, usanze e rituali. Per questa ragione la vicenda di Cesare Battisti e della sua estradizione mi inquieta. Sono ben consapevole di come l’esito della latitanza dell’ex terrorista e scrittore italiano non sia proprio in cima ai pensieri e alle preoccupazioni degli italiani, nonostante l’agenda setting, la teoria delle comunicazione che ipotizza la possibile influenza dei mass media sul pubblico in base alla scelta delle notizie a cui dare ampio spazio, l’abbia catapultata in cima ai notiziari e sulle prime pagine dei giornali. Ma la scarsa presenza di ieri in piazza Navona (quasi tutti eletti e dirigenti di partito), conferma quanto all’opinione pubblica non interessi, in questo grave momento di crisi economica e di incertezza sul futuro, del destino del latitante Battisti o dei rapporti bilaterali fra Italia e Brasile.
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