Scuola, il caos accorpamenti scuote la scuola italiana
da Repubblica di Corrado Zunino
Non se l’è filata nessuno, eppure è stata (ed è) la questione scolastica più importante della stagione. È l’accorpamento delle scuole italiane – elementari, medie e superiori – voluto da Tremonti per risparmiare 63 milioni di euro, accolto per mantenere il risparmio dal governo Monti. Le scuole sotto i seicento alunni possono essere accorpate: era la nuova indicazione. Poi, con contratti differenti su base regionale, si sono trovati piccoli aggiustamenti. In media, comunque, ogni istituto italiano dal prossimo settembre dovrà dare ospitalità a mille studenti. Stessi presidi, stesse segreterie, stessi collaboratori scolastici per diverse scuole. Da ottobre a oggi l’accorpamento è diventato prima “il dimensionamento”, poi “il ridimensionamento”. E ha sconvolto le scuole italiane, alcune le ha soppresse tout court. Ha cambiato migliaia di classi, la vita di molti insegnanti, le abitudini dei genitori, la didattica passata ai loro figli. C’è stato un livello di dibattito affidato nelle singole città alle Circoscrizioni, quindi ai Comuni e alle Province lasciando l’ultima parola alle Regioni. E tutto questo è avvenuto nel silenzio dei media.
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