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Una mattinata di protesta davanti ai cancelli della casa di riposo Roma II di via Casal Boccone per un sit-in indetto dallo Spi Cgil per protestare contro la chiusura della casa di riposo e la deportazione degli anziani, come è stato definito su un manifesto della Cgil e su molti comunicati stampa di esponenti del centrosinistra, il trasferimento dei 70 anziani della struttura in altri luoghi della città. I primi a dare la notizia del sit-in di protesta che impediva la fuoriuscita dei furgoni che avrebbero dovuto trasportare gli anziani e le loro coso, sono stati i consiglieri muncipali del Pd Riccardo Corbucci e Federica Rampini che hanno definito “un abominio la deportazione degli anziani” annunciando “non c’e ne andremo fino a quando il Sindaco e il vice sindaco non verranno a vedere con i propri occhi le conseguenze delle loro scelte scellerate”. A seguire anche le prese di posizione del consigliere comunale Daniele Ozzimo e della responsabile servizi sociali del Pd Roma Emanuela Droghei che ricordavano al vicesindaco Belviso le mozioni approvate dal consiglio comunale in difesa della casa di riposo e dei suoi ospiti. A descrivere la situazione lo Spi Cgil che racconta “sguardi desolati seguono il cammino di pochi preziosi scatoloni che racchiudono le loro poche cose e i ricordi di una vita e che vengono caricati sui furgoni appena fuori dall’ingresso”. Alcuni anziani non ci stanno, trascinano un paio di panchine e si siedono davanti all’ingresso della casa di riposo. Maria Teresa Ellul, ex Presidente del consiglio del IV Municipio, si sdraia per terra e ci rimane un’ora buona, costringendo i funzionari del Comune di Roma a chiamare le forze dell’ordine che quando arrivano si mettono in disparte ad osservare la civile e laconica protesta di questi anziani sfrattati da quella che considerano “la propria casa”. A stretto giro arrivano anche le prese di posizione del consigliere regionale Enzo Foschi e di quello provinciale Marco Palumbo che spiegano “il Pd aveva proposto che la struttura, al momento sottoutilizzata, diventasse un luogo che garantisse ulteriori servizi e attività, invece di realizzare e pagare nuove strutture altrove di cui peraltro non sono noti costi e gestione pubblica o privata. La casa per i padri separati, ad esempio, si sarebbe potuta realizzare qui. La determinazione nella chiusura di Casal Boccone fa nascere dunque molti interrogativi, con il futuro dell’area da cui il Comune ha cacciato via gli anziani tutto da chiarire”. Dello stesso avviso anche la consigliera comunale di Sel Gemma Azuni che dichiara “gli anziani hanno firmato in modo inconsapevole la richiesta individuale di trasferimento”.
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